L’Italia s’è destra…

Piantedosi, Giorgia Meloni

Giorgia Meloni

Valeva la pena ingaggiare subito un braccio di ferro con le navi delle Ong che trasportano naufraghi immigrati verso l’Italia? Valeva la pena inventarsi gli “sbarchi selettivi” creando un muro contro muro dall’esito incerto, visto quello che prevede il diritto internazionale per i migranti del Mediterraneo? E, soprattutto, valeva la pena di confermare la diffidenza con cui è stato salutato a Bruxelles e a Washington il nuovo governo italiano di “estrema destra”?

La nostra è una “battaglia di principio” ha precisato il prefetto Piantedosi, il ministro dell’Interno che si era già reso protagonista del controverso provvedimento contro i rave party. Primo decreto legge del governo Meloni, prima misura-bandiera dell’esecutivo di destra. E qui torna la domanda: ma ne valeva la pena, vista la situazione difficile in cui versa l’opposizione Pd? E, quindi, che motivo c’era di scrivere in fretta e furia una norma per introdurre un nuovo reato estensibile a qualsiasi gruppo di 50 persone? Già, perché secondo quanto prescritto, adesso sono passibili di condanna penale se «invadono in modo arbitrario spazi pubblici o privati con pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità o la salute pubblica». È evidente che un decreto scritto in questa maniera si presta ad essere esteso a qualsiasi raduno non autorizzato con più di 50 persone. Da qui le accuse al governo e la necessità di riscrivere il provvedimento in modo da evitare qualsiasi applicazione “liberticida”.

Piantedosi, Matteo Piantedosi

Matteo Piantedosi

La conclusione è, che esattamente come nella guerra dichiarata, sempre dal neoministro Piantedosi, a Medici senza frontiere e alle altre Ong per via degli sbarchi, forse non valeva la pena di mostrare i muscoli per far capire al mondo di che colore è l’ideologia arrivata al potere in Italia.  

Perché questo modo di presentarsi serve solo a confermare la diffidenza e i sospetti con cui è stato accolto all’estero il nuovo governo di “estrema destra”. E quindi ha un bel dire Giorgia Meloni di essere soddisfatta per il risultato della sua prima visita a Bruxelles, perché dai vertici di Commissione, Consiglio e Parlamento europeo ha incassato solo sorrisi e nemmeno una dichiarazione comune. Un po’ poco, visto che adesso l’Italia governata dalla destra dovrà chiedere all’UE molte deroghe e moltissimi soldi.