La “peste italiana”
secondo Proposta Radicale

Proposta Radicale prova a cambiare musica puntando su un giornale di qualità. L’informazione è in crisi, i quotidiani di carta stampata sono superati. Anche i giornali online soffrono gravi difficoltà. Le riviste su carta, in particolare, sono decotte.

Proposta Radicale, La copertina di "Proposta Radicale"

La copertina di “Proposta Radicale”

Le analisi e le sentenze sulla morte progressiva dei giornali, divenuta travolgente negli ultimi anni, hanno motivazioni fondate, si basano sui dati disastrosi: vendite in picchiata, fuga della pubblicità, strage di giornalisti nelle redazioni sopravvissute, ecatombe delle edicole (moltissime chiudono; altre si riconvertono in parte o del tutto, con la vendita di altri prodotti non giornalistici).

Però ci sono anche le eccezioni. Vende se va in edicola un giornale di qualità. È il caso, ad esempio di Internazionale: il settimanale su carta, uscito qualche tempo fa con articoli dedicati soprattutto alla politica estera.

Ma esistono anche nuove iniziative giornalistiche di taglio artigianale calibrate sulla qualità dell’informazione. Valter Vecellio, ex inviato speciale di Tg2 e Avanti!, scrittore, fa la sua scommessa sulla qualità. Ha fondato il mensile Proposta Radicale, 71 pagine: una veste grafica chiara, essenziale, minimalista; una cifra editoriale da “quaderno universitario”. L’impaginazione e la stampa sono affidati a Editab Srls. La spedizione ai lettori, per ora, è per posta. Vecellio è il motore instancabile dell’iniziativa: imposta, organizza, scrive. È il direttore responsabile del mensile “in attesa di registrazione”. Nel numero unico luglio-agosto 2022 ci sono i suoi pezzi, quelli di Otello Lupacchini, di Roberto Spagnoli, di Salvatore Sechi. Pubblica una conversazione tra Marco Pannella e Adriano Sofri sulla guerra e la non violenza. I temi del mensile sono caldi: politica, diritti negati e quelli civili, giustizia, mafia, storia, letteratura, cinema (un articolo è dedicato al mito Clint Eastwood ancora attivo come attore e regista a 92 anni).

Proposta Radicale, Una vignetta di Sergio Staino

Una vignetta di Sergio Staino

Il fuoco di Proposta Radicale è dedicato alla politica e alla democrazia ferita. Il mensile ospita due vignette del corrosivo Sergio Staino (la sua matita ha fatto faville a Tango, l’Unità, Il Messaggero). Nella prima vignetta ci sono una donna e un uomo abbracciati e perplessi. La signora dice: «Non mi piacciono i radicali!». L’altro risponde con «Hai ragione: se fosse per loro non potremmo vietare quasi nulla».

Proposta Radicale approfondisce e riflette sul vuoto, sul fallimento della politica italiana nella Seconda e nella Terza Repubblica opera di partiti ormai privi di credibilità. La crisi è «grave e strutturale», si trascina da tempo, scrive Vecellio nell’editoriale nel quale cita le antiche analisi di Marco Pannella e del Partito Radicale. Ricorda quell’«attualissimo documento sulla “peste italiana”». I partiti personali, i movimenti populisti, i governi che non danno risposte ai problemi.

L’Italia è devastata. Fa un esempio sulle assordanti contraddizioni dei partiti: prima Mario Draghi non è stato eletto presidente della Repubblica perché era necessario alla direzione del governo, poi è arrivato lo sgambetto da Conte, Salvini e Berlusconi. La caduta dell’esecutivo è perfino avvenuta mentre erano e sono in agguato mille pericoli: Vladimir Putin continua a bombardare l’Ucraina, il caro energia svuota i portafogli, l’inflazione galoppa, i contagi Covid risalgono. Vecellio però sostiene: «Beppe Grillo, Giuseppe Conte, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi sono solo gli ultimi anelli di una lunga catena». Scrive: viviamo da tempo in «un regime di a-democrazia cattiva». Gli italiani stanchi, delusi, impoveriti, impauriti sempre di più disertano le urne.

Proposta Radicale, Valter Vecellio

Valter Vecellio

Nelle elezioni politiche anticipate del 25 settembre quasi il 40% degli elettori non è andato a votare (si è recato ai seggi appena il 63,91%). Tra un gigantesco astensionismo è stato premiato il centro-destra che ha vinto le elezioni. Anzi: il centro-destra si è trasformato in una destra-centro perché Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, un partito postfascista, ha sbancato facendo conquistare alla coalizione la maggioranza assoluta dei seggi nel nuovo Palamento.

C’è anche una spiacevole novità: la “peste italiana” si è diffusa e ha contagiato anche l’Europa e gli Stati Uniti, il paese leader delle democrazie occidentali. I movimenti populisti, antisistema, con venature autoritarie si sono affermati un po’ dappertutto. I seguaci estremisti di Donald Trump il 6 gennaio 2021 assalirono perfino il Congresso a Washington nel tentativo d’impedire l’insediamento di Joe Biden come nuovo presidente americano.

In Italia e nel mondo viviamo anni dominati dalle guerre, dal terrorismo, dal populismo, dal sovranismo (il nuovo nome del nazionalismo), dal caos, dalla paura. C’è stato e c’è perfino il Coronavirus con le sue tante varianti a causare morti, gravi danni economici, incubi in tutto il globo.

È una situazione pericolosa come quella dei primi anni del 1900. Vecellio ricorda le parole di Benedetto Croce: «La reazione fa progresso, e con essa il suo fido indivisibile compagno, il cretinismo».