Il Pd sente odore di sconfitta

A pochi giorni dal voto, il destino del Pd sembra già segnato. Il partito di Enrico Letta ha fatto una pessima campagna elettorale ed è finito nell’angolo.

25 settembre, Enrico Letta e Nicola Zingaretti

Enrico Letta e Nicola Zingaretti

A questo punto, si presenta come poco attrattivo. Sia per l’elettorato di centro, che guarda a Calenda e a Renzi come alternativa, sia per quello di sinistra, che adesso non disdegna più il M5S di Conte.

Se questa è la tendenza segnalata da tutti i sondaggi, un paio di punti in più del previsto che i dem potrebbero recuperare all’ultimo minuto renderebbero solo meno amaro il verdetto elettorale. Sarebbe comunque la fine di un ciclo, che da una decina d’anni vede il Partito Democratico puntualmente sconfitto alle elezioni, ma poco dopo di nuovo in una coalizione di governo.

Si tratta ormai del Pd dei capicorrente affamati solo di posti e di poltrone di cui Zingaretti disse di provare “vergogna” quando si dimise da segretario. Era marzo 2021 e i dem da cinque mesi erano di nuovo a Palazzo Chigi con il Conte bis, dopo aver formato la coalizione giallorossa con il M5S che aveva divorziato dalla Lega di Salvini.

25 settembre, Dario Franceschini

Dario Franceschini

Enrico Letta, rientrato dall’esilio parigino per sostituire Zingaretti, confermò la linea del predecessore. Al punto da impiccarsi all’alleanza con Conte anche dopo la sua caduta (gennaio 2021). Il resto è cronaca. L’incapacità di trovare una maggioranza per un Conte ter, la nomina di Draghi a Palazzo Chigi. Con Letta che si trasforma quasi nella mosca cocchiera del premier. Che nemmeno lo ripaga.

Incurante del fatto che il Pd ha scelto di fare campagna elettorale per il 25 settembre agitando lo spettro della vittoria della destra sovranista, SuperMario a fine agosto sdogana Giorgia Meloni. Lo fa al meeting di Rimini, in un discorso che può considerarsi il suo messaggio di addio a Palazzo: «Sono convinto che il prossimo governo, di qualunque colore sarà, riuscirà a superare le difficoltà che sembrano insormontabili: l’Italia ce la farà anche questa volta». E ancora: «Mi auguro che chiunque avrà il privilegio di andare al governo saprà rappresentare lo spirito repubblicano che ha animato dall’inizio il nostro esecutivo». 

Ma il discorso di SuperMario ha solo reso più evidente l’affanno della campagna elettorale di Letta, che dopo aver sottoscritto un’intesa con il centro di Calenda e Renzi, saltato l’accordo ha subito virato sulla sinistra rappresentata da Fratoianni.

E così l’ipotesi di una dura sconfitta sembra ormai più che probabile. Al punto che lo stesso segretario, durante la recente tappa pugliese del suo tour elettorale, ha cominciato a parlare da perdente: «La rimonta è possibile…Abbiamo due settimane per ribaltare il risultato…».