La sanzione intermittente

Fermo per manutenzione, il Nord Stream 1 dovrebbe ripartire il 21 luglio prossimo per riprendere a trasportare il gas dalla Russia alla Germania. Ma il governo tedesco mette a punto lo stato d’emergenza.

Nord Stream, Scholz, Macron e Draghi a Kiev da Zelensky

Scholz, Macron e Draghi a Kiev da Zelensky

Anche Francia e Italia si preparano al peggio dando pure loro per probabili nuovi tagli alle forniture energetiche da parte di Mosca. L’ipotesi peggiore, e molti la danno per certa, è che, a manutenzione terminata, Putin ordini a Gazprom di mantenere chiuso il rubinetto. In tal caso, la Germania finirebbe in recessione e l’UE sarebbe costretta ad affrontare una grande crisi economica e sociale, visto che il 40 per cento del suo metano arriva dai gasdotti russi.

Questo scenario da incubo ha spinto il cancelliere Scholz a premere sul governo canadese perché chiudesse un occhio e concedesse una deroga ad hoc per consegnare alla Siemens una turbina da montare sull’impianto del Nord Stream. La turbina, prodotta in Canada, era bloccata dalle sanzioni, ma a detta di Mosca era indispensabile per rimettere in funzione il gasdotto e, quindi, ecco la deroga.

In questa maniera le sanzioni diventano intermittenti. Il divieto alle esportazioni di prodotti industriali occidentali verso la Russia non è più assoluto quando rischia di mettere alle corde la Germania. Ma a questo punto, il caso del pezzo di ricambio canadese arrivato a Gazprom, oltre a costituire un precedente, verrà utilizzato da Putin per sminuire le sanzioni.

Nord Stream, Vladimir Putiin

Vladimir Putiin

Propaganda, certo. Ma – se è per questo – anche tutta l’enfasi con cui l’UE, gli Stati Uniti e i loro alleati hanno presentato i sei pacchetti di sanzioni contro la Russia si spiega con la propaganda. Perché quella delle sanzioni non è poi un’arma così potente come si vuol far credere. Lo dimostra l’esperienza passata e lo conferma l’impatto che stanno avendo le sanzioni imposte in seguito all’invasione dell’Ucraina. I danni all’economia russa ci sono, ma non sembrano devastanti.

Secondo una recente analisi di un Osservatorio italiano, a fronte di un calo del Pil e della produzione industriale, in Russia adesso l’inflazione è esattamente il doppio di quella dell’area euro. Ragion per cui per l’Occidente è forse giunto il momento di cambiare registro e presentare la realtà per quella che è. Invece di continuare nella “narrazione” a cui ci hanno abituato dall’inizio della guerra di Putin.

Uno schema puntualmente adottato dal governo canadese. Che il giorno dopo la deroga concessa per la turbina pretesa da Gazprom, come se nulla fosse, ha annunciato che imporrà alla Russia «nuove sanzioni, che rafforzeranno quelle già in vigore nei settori chimico, petrolifero e del gas…».