Corte Suprema e filibuster, armi efficaci dei repubblicani

«Dobbiamo approvare una legge per codificare Roe Vs. Wade…. e se il filibuster rappresenta un ostacolo bisogna creare un’eccezione». Così il presidente Joe Biden per proteggere il diritto all’aborto che la recente decisione della Corte Suprema ha revocato, dando la libertà agli Stati di decidere come vogliono.

Corte Suprema, Joe Biden entra nel Congresso Usa

Joe Biden entra nel Congresso Usa

Il filibuster al Senato permette a 41 dei 100 senatori di bloccare le votazioni, ostruendo il desiderio della maggioranza, principio fondamentale della democrazia. Si tratta in poche parole di uno strumento ostruzionista che ambedue i partiti hanno usato ma i repubblicani lo hanno fatto in maniera eccessiva. E continuano a farlo per bloccare l’agenda politica di Biden.

Con il controllo del potere legislativo ed esecutivo i democratici avrebbero potuto legiferare a volontà. Il meccanismo del filibuster ha frenato in grande misura questi tentativi. La Camera, sotto la guida di Nancy Pelosi, ha approvato numerose leggi sull’immigrazione, il diritto al voto, e l’economia che poi il Senato ha bloccato, non sottomettendole al voto. Ci sono state alcune eccezioni nelle quali i repubblicani hanno cooperato ma principalmente perché hanno visto benefici per il loro partito e in secondo luogo per il Paese.

Uno di questi casi è avvenuto l’anno scorso con la legge bipartisan sulle infrastrutture e un secondo quest’anno con la misura sul controllo del possesso armi. Ambedue leggi hanno fatto piacere ai repubblicani per i benefici recati alle corporation ma soprattutto perché hanno fatto naufragare i tentativi insistenti ed esasperati di alcuni democratici di sinistra di eliminare il filibuster.

Nancy Pelosi

La regola del filibuster al Senato non fa parte della Costituzione e quindi può essere modificata o persino eliminata. Difatti nel 2013 i democratici, non potendone più dell’eccessivo ostruzionismo repubblicano, decisero di eliminare il filibuster nelle nomine presidenziali, mantenendolo però nei casi di giudici della Corte Suprema (voto 52 sì, 48 no). Nel 2017 i repubblicani hanno controbattuto modificando il filibuster, aprendo la strada alla semplice maggioranza anche per le nomine dei giudici della Corte Suprema (voto 52 sì, 48 no). Rimane però in vigore per tutte le altre leggi eccetto per qualche periodico uso su questioni di bilancio.

Quindi la richiesta di Biden di sospendere il filibuster nel caso di codificare la legge sull’aborto potrebbe essere accettabile poiché avrebbe probabilmente alcuni voti repubblicani come le senatrici Susan Collins (Maine) e Lisa Murkowski (Alaska). Ambedue sono state deluse dai voti dei più recenti membri della Corte Suprema i quali avevano sostenuto nelle audizioni delle loro conferme che l’aborto sarebbe stato protetto poiché Roe era già legge stabilita. Le due si sentiranno tradite e sarebbero disposte a codificare la legge sull’aborto. Se questi due voti si aggiungessero a tutti i 50 dei senatori democratici si arriverebbe a una semplice maggioranza che potrebbe sospendere il filibuster. Resta però qualche incognita. Nel campo dei democratici, due senatori, Kyrsten Sinema (Arizona) e Joe Manchin (West Virginia), si sono opposti fino ad adesso all’eliminazione del filibuster.

Il tempo stringe per i democratici poiché le elezioni di midterm avverranno fra pochi mesi. L’esito potrebbe fare perdere il controllo ai democratici di una o persino ambedue Camere legislative. In tale caso Biden diventerebbe anatra zoppa per i suoi due anni rimanenti di presidenza. La pressione dunque aumenta ma i democratici continuano a parlare senza però agire.

Corte Suprema, Donald Trump

Donald Trump

Le nuvole nere continuano dalla Corte Suprema che in effetti con la maggioranza di 6 giudici di orientamento conservatore e solo 3 liberal lasciano poco di buono da sperare. La Corte dopo le recentissime decisioni sull’aborto, le armi da fuoco, e il medio ambiente ha deciso che accetterà la richiesta di esaminare una nuova legge del North Carolina che potrebbe essere pericolosissima per l’esito presidenziale del 2024. La legislatura repubblicana intende aumentare il suo potere sulle elezioni federali. Uno dei provvedimenti conferirebbe agli Stati il diritto di decidere i grandi elettori che eleggono il presidente. In effetti, la legislatura avrebbe il potere di ignorare i voti espressi dai cittadini e nominare la lista degli elettori dell’Electoral College seguendo i propri principi.

Ecco quale era la strategia di Donald Trump per sfidare la validità dei grandi elettori in 7 Stati vinti da Biden. L’ex presidente, citando frode elettorale fasulla, intendeva convincere le legislature statali di questi 7 stati di ignorare il volere dei cittadini e nominare grandi elettori che avrebbero votato per lui. Difatti, 7 stati in bilico hanno cercato di farlo, presentando due liste, una legittima, accettata dal vicepresidente Mike Pence per ratificare Biden presidente, e un’altra illegale. Il Dipartimento di giustizia ha aperto indagini su queste liste false perché violano le leggi attuali. Se però la Corte Suprema sancisce il diritto agli Stati di stabilire i grandi elettori il voto dei cittadini non avrebbe alcun valore. Dato che i repubblicani controllano 30 delle 50 legislature Statali queste modifiche amplierebbero il potere locale mettendo a rischio gli esiti elettorali federali.

Corte Suprema, Assemblea del Congresso Usa

Assemblea del Congresso Usa

L’eliminazione del filibuster con susseguenti nuove leggi federali sarebbe un buon passo per ridurre se non eliminare completamente l’influenza dei repubblicani, partito di minoranza del Paese. Le regole per eleggere il presidente, come si sa, non sono basate sul voto popolare. È possibile dunque per un candidato ricevere più voti del suo avversario e uscirne sconfitto a causa del meccanismo dell’Electoral College. È successo in tempi recenti ad Al Gore nel 2000 quando ricevette 500mila voti in più ma perse verso George W. Bush.

Anche Donald Trump, vittorioso nel 2016, ricevette quasi 3 milioni di voti in meno della sua avversaria Hillary Clinton. Quando si aggiungono questi meccanismi anti-democratici per le elezioni presidenziali, i repubblicani posseggono molto più potere di quello che dovrebbe essere il peso dei voti ricevuti. I democratici dovrebbero dunque eliminare il filibuster e rendere l’America più democratica. La protezione delle minoranze è importante ma i repubblicani usano il sistema per abusare del loro potere e sovvertire la democrazia come ha fatto il loro leader Trump negli eventi del 6 gennaio 2021.

La revoca del filibuster non eliminerebbe il potere dei repubblicani che per decenni avranno la maggioranza alla Corte Suprema specialmente per i giudici nominati di recente da Trump che sono relativamente giovani e vi rimarranno a lungo. Riprendersi il potere al Senato offrirebbe ai democratici qualche possibilità di ristabilire l’ago della bilancia a favore della maggioranza, ossia della democrazia.

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Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.