La pena della castità
in carcere

C’è una proposta di legge. Formulare proposte di legge e presentarle alla Camera o al Senato o nei consigli regionali, è prerogativa di deputati, senatori, consiglieri; possono e devono fare anche questo, non solo votare a raffica provvedimenti del Governo in carica. La proposta di legge in questione nasce in origine dal Consiglio regionale della Toscana. La relatrice è la senatrice del Partito Democratico Monica Cirinnà, componente della Commissione Giustizia e responsabile nazionale Diritti del PD. Nè Cirinnà nè il Consiglio regionale toscano risultano essere quinte colonne o centrali della mafia o della ‘ndrangheta.

Affettività dei detenuti, Aula del Senato

Aula del Senato

Quello dell’affettività dei detenuti, e del sesso, è un tema antico: i primi accenni negli anni ’30 del secolo scorso. Già allora su ispirazione di Totò Riina? Vai a sapere. Ci sono state nove proposte di legge in materia di affettività. Alcune calendarizzate, nessuna discussa in Aula. Succede. I parlamentari spesso si vantano di aver presentato un progetto di legge; si dimenticano poi di dire che fine fa. Quasi sempre polvere in un cassetto del “Palazzo”. La questione comunque è già stata dibattuta e regolamentata in diversi Stati: Albania, Austria, Belgio, Croazia, Danimarca, Francia, Finlandia, Germania, Norvegia, Olanda, Spagna, Svezia, Svizzera. Chissà, lì la mafia ha vinto?

L’idea di base è che la pena che si deve scontare in carcere sia solo la perdita della libertà. Nella relazione introduttiva della proposta di legge, sono riportate alcune parole di Adriano Sofri, prefazione al libro Uomini come bestie. Il medico degli ultimi di Francesco Ceraudo, una lunga esperienza di operatore nelle carceri: «La nostra società, che ha finito di trattare il sesso nei giorni feriali, come un bicchiere di acqua sporca, continua a vergognarsene nelle feste comandate, allora preferisce parlare, piuttosto che di rapporti sessuali, di rapporti affettivi – affettività, parola profilattica – madri che possono abbracciare i figli, famiglie che possono incontrarsi fuori dagli occhi dei guardiani. In effetti, oggi non possono farlo. Ma poi c’è il sesso: la nuda possibilità che un uomo o una donna in gabbia incontri per fare l’amore una persona che lo desideri e consenta: sarebbe giusto? È perfino offensivo rispondere: certo che sì».

Affettività dei detenuti, Il carcere di Regina Coeli a Roma

Il carcere di Regina Coeli a Roma

La relazione prosegue: «Basti pensare che il diritto all’affettività – di cui l’attività sessuale è “indispensabile completamento e piena manifestazione” – rappresenta «uno degli essenziali modi di espressione della persona umana […] che va ricompreso tra le posizioni soggettive direttamente tutelate dalla Costituzione ed inquadrato tra i diritti inviolabili della persona umana che l’articolo 2 della Costituzione impone di garantire» (Corte costituzionale, sentenza n. 561 del 1987)».

La proposta di legge prevede: «Particolare cura è altresì dedicata a coltivare i rapporti affettivi. A tal fine i detenuti e gli internati hanno diritto ad una visita al mese, della durata minima di sei ore e massima di ventiquattro ore, delle persone autorizzate ai colloqui. Le visite si svolgono in apposite unità abitative appositamente attrezzate all’interno degli istituti penitenziari senza controlli visivi e auditivi».

Uno può anche pensare: beh, in fondo è una proposta ragionevole. Perché condannare alla castità, o a pratiche solipsistiche, o anche di altra natura, persone condannate a pene detentive? Nei paesi dove già questa proposta è legge normata, accadono sfracelli? Insorge il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, allarmatissimo. Consentire ai detenuti una loro affettività, anche ma non solo nella forma sessuale non è giusto. Anzi, è “pericoloso”.

Affettività dei detenuti, Nicola Gratteri

Nicola Gratteri

A Otto e mezzo su La 7 esterna il suo proclama: «Forse non lo sapete ma questo governo, tre giorni fa, ha trovato 28,6 milioni di euro per costruire le case dell’amore nelle carceri dove si consentirà ai detenuti ad alta sicurezza di incontrare la moglie, la fidanzata o l’amante per 24 ore al mese. Immaginate in quelle 24 ore quanti messaggi si possono mandare all’esterno».

È il dottor Gratteri a ignorare che il Governo non ha stanziato nulla. Come stanno le cose lo spiega bene Ornella Favero, direttrice di “Ristretti Orizzonti”, che di carcere se ne occupa meritoriamente da una vita: «Qualcuno davvero può immaginare la ministra Cartabia e il premier Draghi che stanziano 28 milioni di euro per le amanti dei detenuti condannati al carcere duro? Le cose stanno così: la Regione Toscana ha presentato nel 2020 un disegno di legge sull’affettività delle persone detenute e, spiega il Ministero della Giustizia in un Comunicato, nello scorso mese di marzo la 5a commissione del Senato (Bilancio) ha richiesto al ministero della Giustizia tramite il Dipartimento per i rapporti con il Parlamento una relazione tecnica su una stima di massima dei costi di realizzazione».

Marta Cartabia e Mario Draghi

I tecnici del Ministero, chiamati a rispondere, hanno trasmesso una valutazione orientativa dell’eventuale impatto economico dell’intervento, ma il Ministero «non ha assunto alcuna iniziativa né ha espresso valutazioni politiche, ma è stato chiamato ad esprimere un doveroso supporto tecnico ad attività di tipo parlamentare». Questa vicenda merita però di essere approfondita: è possibile che nessun giornalista o politico abbia pensato di fare delle verifiche di notizie, che apparivano veramente sconclusionate al limite del ridicolo? Il fatto è che siamo abituati, nel nostro Paese, a ridicolizzare nel modo più triste e squallido quello che ha a che fare con gli affetti e con la sessualità delle persone detenute, e riteniamo lecito dire qualsiasi schifezza in materia, a partire dalla solita definizione di “celle a luci rosse”, mentre negli altri Paesi, evidentemente più civili del nostro, si pensa a fare leggi sensate e si capisce che in carcere ci stanno persone, che come tali vanno trattate.

Più in generale al dottor Gratteri andrebbe ricordato che è un magistrato soggetto alla legge, che deve applicare. Le leggi le fanno Governo e Parlamenti. Se vuole concorrere al processo legislativo lasci la toga e si dia esplicitamente alla politica, chiedendo il consenso all’elettorato; una volta eletto faccia o contrasti le normative come gli aggrada. Da cittadino può esprimere le sue opinioni come tutti, ma non deve mai dimenticare di essere a capo di una procura; e dunque deve “pesare” con maggiore attenzione le sue parole e le sue esternazioni. Anzi, dovrebbe limitarle al massimo. Di certo evitare di entrare in campo senza essere un giocatore della partita. Eviterebbe figuracce come in passato, quando ha scritto una prefazione a un libro no vax ammettendo poi di non averlo neppure sfogliato; e ora di propalare quella che è, a tutti gli effetti, una fake-news.