Ucraina, Xi Jinping
si smarca da Putin

Appare finalmente la mediazione cinese per porre fine alla guerra in Ucraina. Il ministro degli Esteri Wang Yi il 7 marzo ha sollecitato il dialogo tra Russia e Ucraina per porre fine al pericolosissimo conflitto. In una conferenza stampa ha annunciato: Pechino è disposta a «fare le necessarie mediazioni» e «a partecipare alla mediazione internazionale».

Il Dragone, saldo alleato di Mosca, è in allarme dal 24 febbraio, quando è scattata l’invasione. È una miccia capace perfino di far esplodere la terza guerra mondiale. Putin ha giudicato le sanzioni occidentali alla Russia «come una dichiarazione di guerra».

Mediazione cinese, Xi Jinping e Vladimir Putin

Xi Jinping e Vladimir Putin

La Repubblica Popolare Cinese all’Onu si è astenuta, non ha votato contro la mozione di condanna dell’invasione russa dell’Ucraina. Si è astenuta due volte: la prima al consiglio di sicurezza e la seconda all’assemblea generale delle Nazioni Unite. La mozione Onu di condanna dell’aggressione è stata approvata con 141 voti a favore (in particolare degli Stati Uniti e dei paesi occidentali), 5 contrari e 35 astensioni.

Il Dragone, al contrario di molte previsioni, non ha sposato le tesi del Cremlino. Non ha votato contro la mozione come la Russia e altri 4 paesi, ma ha assunto una posizione di grande cautela con l’astensione. Non era scontato. Fino ai primi giorni di febbraio Xi Jinping difendeva l’alleanza strategica con Vladimir Putin. Il presidente cinese nel 2019 definì Putin «il mio migliore amico», dopo il deterioramento dei rapporti con gli Stati Uniti. Le relazioni politiche ed economiche sono diventate strettissime tra l’Orso e il Dragone dopo lo scoppio dei contrasti politici ed economici prima con Donald Trump e poi con Joe Biden.

Mediazione cinese, Carri armati russi

Carri armati russi

Lo scorso 4 febbraio Xi e Putin hanno persino siglato a Pechino un’alleanza strategica. Hanno firmato un lungo documento comune proclamando al mondo che «non ci sono limiti, non ci sono aree proibite per la cooperazione tra Cina e Russia». C’era anche il no a «un ulteriore allargamento della Nato» e Xi riconosceva «le preoccupazioni russe» sull’Ucraina.

Ma quando Mosca ha invaso l’Ucraina il 24 febbraio la musica è cambiata, è emersa una grande preoccupazione per l’allargamento del conflitto in Europa (Putin ha perfino adombrato un possibile ricorso alle armi atomiche). Xi Jinping si è smarcato. Il 25 febbraio, in una telefonata a Putin, ha chiesto la «risoluzione del conflitto attraverso i negoziati». La bussola, ha sostenuto il presidente cinese, «è il rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale di tutti i Paesi».

Il presidente ucraino Zelens’kyj ha chiesto ripetutamente di negoziare. Ha chiesto un colloquio diretto con Putin, ha invocato l’arrivo di mediazioni internazionali (molto gettonata quella israeliana) per porre fine alla guerra e arrivare alla pace. In particolare ha invocato una mediazione cinese. Pechino ha fatto sentire la sua voce. Wang Yi è già intervenuto nelle scorse settimane. In una telefonata al suo collega ucraino Dmytro Kuleba, ha deplorato il conflitto. Ha annunciato: la Cina è «pronta a svolgere un ruolo nella ricerca di un cessate il fuoco tra Kiev e Mosca». Wang Yi in una successiva telefonata con il segretario di Stato americano Antony Blinke, ha chiesto la fine dei combattimenti. Ha sollecitato «negoziati diretti tra Russia e Ucraina» e «un’intesa più ampia» tra Nato e Cremlino.

Mediazione cinese, Xi Jinping

Xi Jinping

I bombardamenti delle città ucraine continuano. La superpotenza asiatica è molto allarmata per un inasprimento della guerra. È molto allarmata per il possibile danneggiamento degli impianti nucleari ucraini per produrre energia elettrica. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin ha sollecitato «a prevenire un’ulteriore escalation, garantendo la sicurezza degli impianti nucleari».

Una catastrofe nucleare è stata sfiorata. La centrale nucleare di Zaporizhzhia è stata attaccata dalle truppe russe: è scoppiato un pericolosissimo incendio, fortunatamente è stato domato senza gravi conseguenze. L’impianto di Zaporizhzhia è il più grande d’Europa. Gli esperti hanno fatto impallidire gli europei: Zaporizhzhia ha un potenziale di devastazione pari a «sei volte Chernobyl». Sono urgenti delle trattative per arrivare alla pace. I negoziati tra Ucraina e Russia finora sono stati un flop. Una mediazione cinese è preziosa.