Ucraina, le filosofesserie
dei professionisti
del “se” e del “ma”

Sia reso merito al professor Marcello Flores, cui si deve un pregevole e stimolante Il vento della rivoluzione, sulla nascita del Partito Comunista Italiano. Non le manda a dire: «I giustificazionisti battono sul fatto che la Nato, l’Occidente o Biden individualmente, avrebbero le loro colpe, più o meno

aggressione, Scontri tra forze russe e ucraine

Scontri tra forze russe e ucraine

grosse, per qualcuno addirittura quelle prevalenti nel computo delle responsabilità di ciò che sta avvenendo. Queste considerazioni sono le stesse addotte da Putin per autogiustificare la sua aggressione militare. Chi continua a riportarle, di fatto, si comporta, al di là delle motivazioni individuali che l’ispirano, come un agente di Putin all’interno dell’opinione pubblica europea. Io questo lo voglio dire con estrema chiarezza».

Il professor Flores individua il vero timore, la paura di cui è preda Putin: «La minaccia è la democrazia che si stava costruendo, sia pur lentamente e in modo contraddittorio, in Ucraina. È la paura del diffondersi della democrazia, della possibilità che un regime democratico e in futuro sempre più strutturato in Ucraina, potesse collegarsi con le spinte democratiche che sono presenti, anche se minoritarie, in Russia».

Ecco centrata la questione. La democrazia non si esporta; ma la si può e la si deve nutrire e alimentare, aiutando e sostenendo i democratici nelle loro difficili lotte per l’affermazione della libertà, del diritto, della conoscenza.

Quello che sembrano non capire tanti che, in queste ore, beneficiano di una libertà che garantisce loro la possibilità di esibirsi in corbellerie che stupiscono e avviliscono. Per futura memoria: chi scrive che «al tavolone del negoziato russo-ucraino c’erano diverse sedie vuote. Avrebbe potuto occuparle qualche rappresentante dell’Europa, se esistesse come entità autonoma e non come protesi degli Usa e di quel residuato bellico e bellicoso chiamato Nato»? Non un ghostwriter di Vladimir Putin, o un ventriloquo di Aljaksandr Lukašėnka; no, lo scrive Marco Travaglio, nel suo quotidiano editoriale sul Fatto. Vale la pena di ricordargli che è grazie a quella “protesi”, a quel “residuato bellico e bellicoso” che lui, e tutti noi, si è liberi di poter scrivere quello che si scrive, senza rischiare Lubjanka o gulag? Fossero vivi, qualcosa gli potrebbero spiegare Solženicyn o Salamov, Jurij Daniel e Andrej D. Sinyavsky, Andrej Sacharov e sua moglie Elena Bonner…

aggressione, Vladimir Putin

Vladimir Putin

Nella sagra delle filosofesserie, è una gara a chi la dice più grossa: complimenti al sempre eccellente professor Ugo Mattei. Ritiene che Putin faccia «semplicemente l’interesse della Russia e del suo popolo», ed escogita un modo per fermare i carri armati russi: convocare «d’urgenza l’assemblea generale dell’Onu e farei approvare una risoluzione che fermi l’invasione. Servono i caschi blu». Infine descrive Putin come una sorta di Golem: non dimentica che è stato messo lì «dagli americani, e che poi è sfuggito di mano». Complimenti poi a un altro che sembra aver capito tutto, un parlamentare ex M5S, Pino Cabras. A Concetto Vecchio di Repubblica confida che causa di quanto accade va anche cercata nella «grande umiliazione subita dopo la fine del Muro da parte dell’ex Unione Sovietica». Quando dici che non basta avere un cognome illustre: Barbara Spinelli sostiene «il disastro forse poteva essere evitato se Stati Uniti e Unione Europea non avessero dato prova di cecità».

Joe Biden

Nelle stesse ore la russa Novaja Gazeta esce coraggiosamente in edizione bilingue, russa e ucraina: “Proviamo dolore e vergogna”; e moltissime persone mettono in calce la firma a un appello di Lev Ponomaryov, direttore esecutivo del movimento “Per i diritti umani”. Un appello dove si legge: «La retorica ufficiale russa afferma che ciò viene fatto per autodifesa. Ma la storia non può essere ingannata…Noi sostenitori della pace, agiamo per salvare la vita dei cittadini di Russia e Ucraina, al fine di fermare lo scoppio della guerra e impedire che si trasformi in un conflitto di scala planetaria…Facciamo appello a tutte le persone sane in Russia, dalle cui azioni e parole dipende qualcosa. Entrate a far parte del movimento contro la guerra, opponetevi alla guerra, fate questo almeno per mostrare al mondo intero che in Russia c’erano, ci sono, ci saranno persone che non accettano le meschinità perpetrate dalle autorità, che hanno trasformato lo stesso stato e i popoli della Russia in uno strumento dei loro crimini…».

Fino a quando ci sono questi eroi, non tutto è perduto; sostenerli attenua la pena provocata da chi, in queste ore, si affanna in mille avvilenti “se”, e mille “ma”.