Si sta svegliando.
Il Vulcano killer
tornerà ad eruttare?

Occorre prestare attenzione ai segnali che la Fossa di Vulcano sta lanciando da qualche settimana, come non accadeva da molti anni, principalmente sotto forma di incremento dell’attività fumarolica nella parte sommitale dell’edificio (le fumarole sono emissioni di vapore e zolfo, ricche di gas, a temperatura elevata), ma anche di deformazioni del suolo e di micro-scosse telluriche. Il fenomeno è avvertibile in tutta l’isola per via dell’odore di zolfo sempre più intenso, e sta incuriosendo (e preoccupando) residenti e turisti. Quei segnali indicano infatti che il mostro di fuoco che si agita nelle viscere dell’isola sta uscendo dal suo letargo, durato più di un secolo.

vulcano, emissioni di gas da Vulcano

Emissioni di gas da Vulcano

Lo sapevamo già. La Fossa è un vulcano attivo. Non erutta da più di 130 anni, ma non è estinto. Attualmente è in uno stato di quiete, con sporadiche crisi di attività sismica e aumenti nelle emissioni e temperature fumaroliche, la più recente delle quali è cominciata nel 1985. Questo significa che una nuova eruzione non può essere esclusa, anzi è solo una questione di tempo.

Considerate le caratteristiche della Fossa, l’evento potrebbe essere altamente distruttivo purtroppo. L’attività della Fossa è infatti caratterizzata da una densa nuvola di cenere-pesante, di colore variabile dal grigio sporco al nero, che si origina nel cratere e s’innalza sopra di esso, generata da potentissime esplosioni, simili a cannonate, che avvengono a intervalli irregolari, e da successive nuvole di cenere, che diventano grigio-bianche e cremose nel colore. Tutto questo è accompagnato da emissioni di gas, ceneri e lapilli, da colate laviche, e da lanci di bombe “a crosta di pane” fino a una distanza di alcune centinaia di metri, occasionalmente fino a diversi chilometri. Le “bombe” sono massi incandescenti di dimensioni variabili da 2 a 3 m. Non va dimenticato che la colonna di cenere e lapilli, dopo avere raggiunto grandi altezze in cielo, collassa e causa le “nubi ardenti”, che scorrono lungo i fianchi del vulcano a una velocità di discesa di centinaia di chilometri orari, con uno spostamento che può avvenire anche su lunghe distanze. Le “nubi” hanno temperature da molte centinaia di gradi centigradi e sono tra le manifestazioni di vulcanismo più pericolose per l’uomo e l’ambiente. 

Vulcano, Vulcano minaccia l'abitato

Vulcano minaccia l’abitato

Da qui il serio pericolo per gli insediamenti umani nell’isola di Vulcano, specialmente sul villaggio di Vulcano Porto, che è ubicato ai piedi della Fossa, in caso di eruzione. Nella consapevolezza di ciò, la Protezione Civile, il 1° ottobre 2021, ha emesso un livello di “allerta gialla” (che potrà essere seguito da un passaggio all’arancione e poi al rosso, oppure dal rientro al livello ordinario ‘verde’). Inoltre, nei giorni scorsi, il Sindaco di Lipari ha emesso un’ordinanza di divieto valida per i prossimi 30 giorni, durante i quali gli abitanti di Porto Levante e dintorni, per un raggio di 6 chilometri (da Sotto Lentia, vicino la centrale Enel fino all’istmo di Vulcanello), non potranno occupare le loro case dalle 23 alle 6 per non rischiare di respirare anidride carbonica e altri gas; e i turisti non potranno sbarcare nell’isola (il divieto non si estende ai lavoratori pendolari). Di conseguenza, circa 250 famiglie si sono trasferite in altre parti dell’isola (Piano, Gelso, Vulcanello), considerate sicure. La vita prosegue invece normalmente nell’area portuale e dintorni, anche con negozi e bar aperti. Sono presenti giornalmente nell’isola decine di volontari della Croce Rossa e della Protezione Civile. È stata potenziata la presenza dei Carabinieri per garantire un servizio anti sciacallaggio. L’Arpa e i Vigili del Fuoco continuano la mappatura dell’isola e la verifica del rispetto dell’ordinanza. 

L’arcipelago delle Eolie è situato a nord della cuspide nord-occidentale della Sicilia ed è formato da sette isole — Lipari, Panarea, Vulcano, Stromboli, Salina, Alicudi e Filicudi — e da alcuni isolotti e scogli, che affiorano da un mare limpido color cobalto. È generalmente caratterizzato da una natura selvaggia e incontaminata (tanto da essere stato inserito dall’Unesco nella World Heritage List), e comprende, oltre la Fossa, anche un altro vulcano attivo, lo Stromboli, mèta ogni anno di decine di migliaia di turisti. L’abitato principale è rappresentato dal comune di Lipari, nella cui circoscrizione ricade l’isola di Vulcano. L’intero arcipelago appartiene alla provincia di Messina.

vulcano, Il magma incandescente di una eruzione vulcanica

ll magma incandescente di una eruzione vulcanica

Vulcano è l’isola Eolia più vicina alla Sicilia (dista appena 12 miglia da Capo Milazzo) e una delle più piccole (misura appena 12 kmq), pertanto può essere girata tutta quanta in scooter o bicicletta. Vi si trovano quattro vulcani: Lentia, Piano, Vulcanello, Fossa. È considerata una perla del Mediterraneo, perchè la natura e l’insediamento umano sono in equilibrio: l’Uomo non ha imposto la propria presenza danneggiando la flora e la fauna, ma si è limitato a “modellare” l’esistente.

L’isola sorprende il visitatore fin dal suo arrivo. Un grande faraglione dai colori che vanno dall’ocra al giallo, dal rosso al bronzo e un odore di uova marce, dovuto alle esalazioni sulfuree, saluta chi sbarca nel minuscolo porto. Nei pressi, vi è una pozza di fango sulfureo dalle proprietà terapeutiche, e il mare orla una spiaggia di sabbia nera, ribollendo vicino alla riva.  

E subito, alzando gli occhi, sulla sinistra, ecco la Fossa, un cono regolare di 500 m di altezza sul livello del mare, che domina l’isola e la sorveglia come un vecchio guardiano. Gli amanti del trekking e della natura possono raggiungerne la cima a piedi, godendo poi del panorama offerto, che abbraccia le altre sei isole, e ripaga della fatica. 

In realtà, l’isola consiste non di un solo edificio vulcanico, ma di tre, parzialmente distrutti da collassi calderici. Il “vulcano Primordiale”, troncato dalla caldera del Piano; l’edificio di Lentia-Mastro Minico, largamente distrutto dal collasso della caldera della Fossa, circa 14 mila anni fa; e il cono della Fossa, formatosi in quella caldera negli ultimi 5500, per stratificazioni successive. 

La parte più settentrionale dell’isola è la penisola di Vulcanello. Ha cominciato a formarsi a causa di un’eruzione sottomarina nel II secolo a.C., come un’isola nel canale tra Vulcano da Lipari, più vicino alla prima. Successive eruzioni l’hanno fatta crescere. Nel Medio Evo, hanno creato un istmo che ha congiunto Vulcanello a Vulcano. L’ultima eruzione di Vulcanello risale al XVI secolo.

Un vulcano in eruzione

In seguito, l’attività vulcanica si è concentrata nella Fossa. Un ciclo eruttivo importante è iniziato nel 1727, e nel 1739 è stata emessa la colata di Pietre Cotte, una lingua di lava riolitica che, traboccando dall’orlo craterico, si è arrestata alla base del cono. Nei successivi 150 anni, si è avuta un’attività esplosiva sporadica. Questa è culminata nell’ultima eruzione della Fossa, avvenuta tra il 2 Agosto 1888 e il 22 Marzo 1890, con esplosioni molto forti, che emettevano frammenti di lava in stato quasi solido e lanciavano grandi “bombe” nella zona oggi occupata da Vulcano Porto. A quei tempi, la zona era disabitata, perciò non vi furono nè vittime umane nè danni materiali di grandi proporzioni, ma la ricaduta in mare di materiale piroclastico e le onde sollevatesi in conseguenza hanno causato danni a edifici di Lipari. È oggi ben visibile, sulla bassa pendice del cono, il deposito piroclastico grigio scuro di quell’eruzione.

Vulcano Porto ha incominciato a popolarsi nel Novecento, con la presenza di pochissimi nuclei familiari, provenienti dalle coste siciliane e dalla vicina Lipari. Intorno al 1950, l’isola ha iniziato a essere frequentata da turisti, che oggi costituiscono la sua maggiore risorsa economica.

Nell’antichità, l’isola era disabitata, a causa dei rischi connessi all’attività vulcanica, ma sembra che fosse frequentata per lo svolgimento di riti funerari. Da tutte le altre isole Eolie vi sarebbero state trasportate le salme dei defunti per potervi essere purificate dal dio del fuoco, con riti sacri (alla fine dei quali, le salme venivano riportate nell’isola di provenienza e ivi sepolte). L’ipotesi è avvalorata dal fatto che antichissime grotte, scavate nella roccia, sono presenti in località Piano, e dal fatto che non sono state finora trovate antiche tombe dall’isola.

Una veduta del Foro Romano

La frequente attività vulcanica dell’isola ha indotto gli antichi Greci a supporre che Efesto, il dio del fuoco e fabbro, lavorasse nella sua officina all’interno del cono della Fossa, avendo per aiutanti i Ciclopi. Efesto sarebbe stato il figlio di Giove, dio del fulmine, e di Giunone, sposo di Afrodite (la Venere dei Romani) (!). Sarebbe stato storpio e di cattivo aspetto. Successivamente i Romani hanno assimilato Efesto al dio latino del fuoco terrestre e distruttore, Vulcano. Pertanto Therasia/Hierà è stata ribattezzata Vulcano. 

Quando si parla di Vulcano, tutto converge sull’idea del fuoco, dell’incendio. A Roma, il principale e il più antico santuario di Vulcano era il Volcanal, fondato da Romolo. Era situato ai piedi del Campidoglio, nell’angolo nord-occidentale del Foro Romano, ed era un recinto all’aperto con un altare e un fuoco perenne. Vulcano era considerato come nipote di Vesta, la dea latina del fuoco domestico, e come il padre di Caco e Caca, che rappresentavano l’uno il fuoco metallurgico e l’altra il fuoco domestico. Era il patrono dei mestieri legati al fuoco, o meglio al forno (cuochi, fornai, pasticceri, ecc.). Il poeta Virgilio, in “L’Eneide”, identifica Vulcano con la furia del fuoco che brucia le navi o con le faville che sprizzano dalle torce, e lo identifica con Efesto. Il poeta Ovidio, in “Le Metamorfosi”, associa Vulcano alla violenza del fuoco e alle fiamme soffiate dalle narici dei tori prodigiosi che Giasone deve affrontare per conquistare il vello d’oro. L’architetto e scrittore Vitruvio riporta che gli aruspici etruschi prescrivevano di costruire i templi di Vulcano fuori delle mura cittadine, per evitare che il fuoco si propagasse alle abitazioni.