Di Matteo: il terzo settore
attore di un patto sociale

«Sono favorevole ad un grande Patto sociale per il Paese, occorre puntare sulle politiche giovanili, lasciandoci alle spalle i sussidi a pioggia e l’assistenzialismo del governo Conte» e bisogna fare leva, soprattutto a Roma, sulle energie e le grandi potenzialità del Terzo settore: lo afferma in questa intervista a tutto campo il Presidente del Movimento Cristiano Lavoratori (Mcl) Antonio Di Matteo, uomo concreto e lungimirante.

Di Matteo, Antonio Di Matteo

Antonio Di Matteo

Presidente Di Matteo, l’emergenza coronavirus in un anno ha lasciato sul campo morte e disoccupazione. Gli ultimi dati parlano di oltre 400 mila aziende fallite e circa un milione di nuovi disoccupati. Saranno sufficienti i fondi del Recovery o serve stringere un patto sociale che coinvolga tutte le categorie? 

Non vi è dubbio che l’occasione del Recovery Plan sia da prendere al volo e non possa assolutamente essere persa se davvero vogliamo ammodernare le strutture desuete e scricchiolanti del nostro sistema economico, per portare l’Italia a livelli competitivi con gli altri Paesi europei. Si tratta quindi di un’occasione irripetibile: difficilmente, infatti, avremo nuovamente così tante risorse da investire.

Tuttavia a un’analisi più attenta non credo che sfugga come l’emergenza sanitaria e le misure di contenimento del contagio abbiano fermato buona parte dell’economia italiana, generando effetti devastanti sulla popolazione più fragile e non solo. Ad oggi emerge in modo chiaro come la povertà sia cresciuta sensibilmente negli ultimi mesi, andando a colpire fasce di popolazione sempre più ampie. Non sarà facile risalire la china, ma per farlo serve un supplemento di impegno e responsabilità da parte di tutti: mondo politico, sindacale, imprenditoriale, corpi intermedi… Tutti impegnati per riuscire, insieme, a compiere quel “miracolo italiano” che già una volta l’Italia, nella sua storia recente, è riuscita a realizzare. Si tratta di saper cogliere al volo le opportunità, liberandoci dalle pastoie di una burocrazia lenta e stantia per liberare le migliori forze in campo e dare risposte ai cittadini, ai lavoratori, ai giovani e alle famiglie. In questo senso sì, sono senz’altro favorevole a un Patto sociale: l’importante è che non si risolva in un ennesimo tavolo di confronto per sfuggire ai problemi.

A fine del 2020 il tasso di disoccupazione giovanile è risalito al 30 per cento. L’emergenza sanitaria si è abbattuta soprattutto sui giovani. Peggio di noi solo la Spagna e la Grecia. A suo avviso perchè non hanno funzionato le misure messe in atto dal governo Conte come garanzia giovani, decreto dignità e reddito di cittadinanza?

In questo drammatico momento l’azione del nostro Movimento è orientata principalmente verso i

Di Matteo, studenti all'uscita da scuola

Studenti all’uscita da scuola

giovani: su di loro ha gravato maggiormente l’emergenza sanitaria e ad oggi sono i più penalizzati dalla crisi occupazionale. È un preciso compito che ricade sulla nostra generazione, soprattutto se intendiamo pensare responsabilmente al futuro del nostro Paese. Quindi, dobbiamo garantire loro la possibilità di studiare, lavorare e progettare la vita. Ma innanzitutto dobbiamo lasciarci alle spalle proprio le misure del governo Conte: i sussidi a pioggia e l’assistenzialismo che tanto male hanno prodotto alla nostra economia, al lavoro e ai giovani. L’assistenzialismo non può garantire la costruzione di un futuro a nessuno, non ha una visione di lungo termine, un progetto reale di sviluppo economico e sociale. Piuttosto servono politiche attive del lavoro e un programma serio di rilancio della competitività delle nostre aziende, oltre ad un percorso di formazione continua. Mettendo anche in campo investimenti lungimiranti, da accompagnare a politiche attente pure all’aspetto ecologico, che siano in grado di rilanciare il circuito virtuoso della produzione e far ripartire la domanda interna.

Misure forti per rimettere al centro la dignità della persona rilanciando l’occupazione e la qualità della vita.

Da fine marzo il nuovo codice del Terzo Settore è legge. Cosa cambia per tutte le Associazioni e le Onlus che costituiscono l’ossatura più numerosa e valida a sostegno del volontariato e delle categorie più svantaggiate? Quale segnale nuovo intende dare Mcl sotto la sua Presidenza?

Innanzi tutto ritengo importante sottolineare il ruolo centrale che il Terzo Settore sta giocando, un ruolo di complementarietà all’azione dello Stato che risulta tanto più essenziale oggi, in questo periodo di pandemia. La centralità del Terzo Settore è anzi, secondo me, destinata a crescere ulteriormente in futuro, data la sua naturale predisposizione a supplire le carenze dello Stato mostrando nei fatti quanto siano importanti valori come solidarietà e sussidiarietà per dare concrete risposte ai problemi della vita sociale, economica e lavorativa che gravano sul Paese.

Si tratta di un ruolo che noi del Mcl riteniamo sia indispensabile continuare a rafforzare dando voce ai corpi sociali, prima antenna ricettiva dei bisogni dei cittadini, per ricostruire un tessuto di legami e connessioni tra reti di organizzazioni di società civile in grado di dare risposte ai bisogni, prima che questi deflagrino in rabbia sociale incontrollabile.

Per questo accogliamo con favore l’istituzione del Registro Unico del Terzo settore, istituito dallo scorso mese di ottobre e che a breve troverà ormai la sua completa attuazione. 

La centralissima Via del Corso a Roma deserta

A Roma turismo azzerato, commercio in ginocchio. E politica assente: centro destra e centro sinistra non hanno ancora trovato il candidato da contrapporre al sindaco uscente Virginia Raggi. Quali sono Presidente, secondo lei, le priorità nell’agenda del nuovo sindaco?

L’incertezza da parte delle forze politiche nel decidere il candidato Sindaco dipende probabilmente anche dalla difficoltà di amministrare, con la normativa vigente, questa complessa e straordinaria Città. Occorrerebbe – come il Mcl ha proposto in un Convegno del 2019 – uno status giuridico speciale, analogamente a quanto sancito per quasi tutte le grandi Capitali.
Questo non giustifica, però, anche la mancanza di proposte per Roma da parte delle forze politiche. Mi risulta, infatti, che ad oggi solo Forza Italia abbia presentato una bozza di programma.

A mio avviso, è necessario riunire le realtà produttive e del lavoro per stabilire insieme le linee d’intervento infrastrutturali utili per la ripresa economica, mentre dal punto di vista urbanistico necessitano soluzioni adeguate utilizzando l’innovazione tecnologica per facilitare insediamenti e crescita. E soprattutto sono improcrastinabili soluzioni serie per risolvere i problemi della mobilità, del trattamento dei rifiuti e della manutenzione stradale: settori oggi al collasso, ma centrali per rendere più fruibile, e come merita, la Città Eterna; anche in prospettiva della ripresa del turismo e delle attività commerciali. 

Le periferie, poi, meritano di essere vivibili e per questo vanno completate le urbanizzazioni realizzando luoghi di vita comunitaria che non siano solo i centri commerciali. 

In tutta la Città, ma in particolare nelle periferie e nelle zone socialmente difficili, riteniamo che si possano aprire al terzo settore spazi di intervento assistenziale finalizzato a realizzare una migliore vivibilità in una visione di sussidiarietà. 

Noi del Mcl crediamo, comunque, sia indispensabile che alle prossime elezioni cresca l’impegno civico con un’ampia partecipazione, soprattutto in quelle realtà che soffrono più di altre per la crisi di Roma.