Virus, spinte ad
aprire e chiudere

Riaprire per recuperare le libertà e rilanciare il lavoro. Ad esempio: riaprire la sera i ristoranti che già apparecchiano piatti a pranzo nelle “zone gialle”. Una volta era Matteo Renzi a martellare Giuseppe Conte per “riaprire tutto” per “non morire di fame”.

Ristorante, Un ristorante aperto nell'era Covid

Un ristorante aperto nell’era Covid

Praticamente da solo nella maggioranza giallo-rossa insisteva con l’allora presidente del Consiglio per riaprire attività economiche e scuole, bloccate dal governo in modo da ridurre i contagi del Coronavirus.

Adesso, mentre Renzi tace, è Matteo Salvini a martellare Mario Draghi per riaprire con «estrema prudenza e cautela». Il segretario della Lega fa un lungo elenco delle attività da riaprire in sicurezza al nuovo presidente del Consiglio: palestre, piscine, teatri, oratori ma anche i ristoranti la sera quando già fanno coperti a pranzo. Chiede a Draghi un «cambio di passo» rispetto al governo Conte due, altrimenti i danni psicologici ed economici «rischiano di essere devastanti».

Salvini, a sorpresa, trova qualche alleato anche nel Pd. Stefano Bonaccini giudica «ragionevole» la proposta di Salvini di riaprire i ristoranti anche la sera nelle zone nelle quali non è alto il rischio di contagio. Secondo il presidente dell’Emilia-Romagna anche con «controlli più serrati» sulle misure di sicurezza si può provare a dare un po’ di ossigeno alle attività economiche più colpite dal Covid-19.

Ristoranti, Matteo Salvini

Matteo Salvini

In modo analogo la pensa anche Dario Franceschini. Il ministro della Cultura, Pd, sostiene la riapertura di cinema e teatri perché sono «luoghi sicuri». Di qui la spinta perché «l’Italia sia il primo paese a riaprirli». Intanto è già andata in porto la riapertura dei musei con l’osservanza di tutte le misure di sicurezza (dalle mascherine, al gel disinfettante, al distanziamento fisico dei visitatori).

Stefano Patuanelli, M5S, va nella stessa direzione. Il ministro per le Politiche agricole, premessa la necessità di garantire sicurezza e salute, sostiene l’esigenza di dare «la possibilità di ripartire al settore della ristorazione».

Salvini, Bonaccini, Franceschini e Patuanelli sono quattro figure importanti nella nuova maggioranza di unità nazionale che sostiene il governo Draghi. Il primo è il segretario del partito che, secondo i sondaggi, è la maggiore forza politica italiana (e teme la concorrenza elettorale da destra di Fratelli d’Italia rimasti all’opposizione). Bonaccini è uno dei pochi uomini che è riuscito a battere il centro-destra nelle elezioni regionali ed è stato confermato governatore dell’Emilia-Romagna.

Ristoranti, Stefano Bonaccini

Stefano Bonaccini

È in netta ascesa, tanto che si parla di lui come di un possibile nuovo segretario del Pd al posto di Zingaretti. Franceschini guida una delle maggiori correnti del Pd, si era parlato perfino di una sua candidatura a presidente del Consiglio quando si dimise Conte. Patuanelli, infine, fa parte del vertice governista dei cinquestelle.

Ma nel governo Draghi l’ala rigorista è forte. Roberto Speranza boccia le proposte di riaprire. Il ministro della Salute è irremovibile: «È il momento del massimo rigore, non è l’ora delle riaperture. I numeri non ci consentono di abbassare la guardia». Già, le infezioni sono in aumento in tutta Italia sulla spinta delle varianti Covid molto più contagiose come quella inglese (ma c’è in agguato anche quella brasiliana e sudafricana). Ci sono chiusure mirate: l’Italia è punteggiata  di comuni “rossi”  e “arancione scuro” (come Brescia). C’è chi propone perfino misure drastiche come il ritorno a una chiusura generale di tutte le attività, un nuovo lockdown nazionale di 2-3 settimane come fa Walter Ricciardi, consigliere del ministro Speranza. E il virologo Andrea Crisanti la pensa come lui.

La patata bollente è nelle mani di Draghi. Il presidente del Consiglio dovrà trovare una soluzione. Intanto sta lavorando a una forte accelerazione della campagna di vaccinazioni per combattere la pandemia.