E Draghi cancella
la Terza Repubblica

Indicando Mario Draghi come capo di un governo di emergenza nazionale «che non può avere perimetri politici», il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha certificato la morte della Terza Repubblica.

SuperMario, corsivoIn realtà un suicidio dei partiti (tutti), che ha portato all’implosione di un sistema politico vittima di se stesso: della mancanza di visione e, quindi, di strategia, all’assenza di una classe dirigente all’altezza della grande emergenza che l’Italia sta vivendo.

Basta guardare il film degli ultimi giorni: i piccoli giochi di potere con cui i partiti dell’antica maggioranza giallorossa hanno cercato di mettere in piedi il Conte Ter. E sul fronte dell’opposizione di centrodestra il ricorso a slogan sempre più logori per accreditare un’unità che non c’era. Come poi ha dimostrato l’immediato sostegno dato da Berlusconi al governo Draghi.

Ma c’è un’immagine che rende più di tutte le altre l’inadeguatezza dell’intero ceto dirigente della Terza Repubblica: la sorpresa con cui hanno incassato il ko di Mattarella che ha convocato Draghi la sera stessa del fallimento della trattativa affidata al presidente della Camera Fico per tentare di ricomporre la vecchia maggioranza che sosteneva Conte.

Eppure l’arrivo di SuperMario non rappresentava un fulmine a ciel sereno. Era annunciato da tempo ed era nella logica delle cose, visto che bisognava garantire Bruxelles per la pioggia di fondi europei in arrivo con il Recovery Fund. E l’ex presidente della Bce era ormai la migliore risorsa disponibile, probabilmente la sola carta da giocare.

Poi è cominciato il balletto delle dichiarazioni a favore di Conte, le richieste di un “governo politico” e via di questo passo. Ma nel giro di 24 ore il no a Draghi è diventato un ni e alla fine un sì per la maggior parte delle forze politiche. Con l’ennesima giravolta di Cinquestelle, con Salvini commissariato da Giorgetti che diventava possibilista, con il Pd che giocava per l’ennesima volta la carta della sua centralità…