Di Maso: più lavoro,
meno passerelle
in Confindustria

Andrea Di Maso sprona Confindustria: «Deve lavorare di più con le imprese e perdere meno tempo nei palazzi…». E ricorda la analoga sollecitazione venuta nel 2006 da Silvio Berlusconi.  Di Maso, Founder e Ceo di Fragola Company, oggi vicepresidente vicario dell’Ascoli Calcio, illustra le sue strategie di imprenditore e top manager. Riserva una attenzione particolare e scrupolosa alle politiche fiscali e allo studio di varie sinergie in particolare con la Bcc, essendo socio della banca e membro del comitato locale.

Confindustria, Andrea Di Maso

Andrea Di Maso

Dottor Di Maso, l’Impresa-Italia è in ginocchio: dall’alto della sua lunga esperienza in Confindustria, come giudica la recente elezione a presidente di Bonomi? È la persona giusta o avrebbe preferito una figura più ‘di rottura’? 

Il presidente Bonomi è la persona giusta al momento giusto. Un imprenditore e manager concreto che viene da Assolombarda con esperienza e professionalità. 

Da troppi anni la Confindustria ha perso il suo potere contrattuale nei confronti dei governi e delle istituzioni: una mancanza di proposte valide, di personaggi di spicco oppure si è pensato maggiormente ad occupare comode poltrone e a salire sul palcoscenico? 

Ha centrato il tema con la sua domanda. Ricordo un intervento di Silvio Berlusconi nel 2006 a Vicenza di fronte a una platea di imprenditori. C’era anche Diego Della Valle in prima fila che contestava l’azione politica del presidente il quale invitò tutti i presenti e gli associati alla Confindustria a lavorare di più anche nei weekend invece di passare troppo tempo nei palazzi dell’associazione degli industriali.
A distanza di 14 anni concordo appieno con le parole di Berlusconi. Noi imprenditori abbiamo come missione principale quella di portare profitti alle nostre aziende, di tutelare i nostri collaboratori e di rappresentare nel migliore dei modi la nostra categoria.

Confindustria, Sede della Confindustria a Roma

Sede della Confindustria a Roma

Quando ero meno impegnato ho ricoperto diversi ruoli nel gruppo giovani di Confindustria. Oggi ho troppi impegni e non riuscirei a seguire anche altro. 
Se devo dirle la verità, una cosa che non farei è quella di avere incarichi confindustriali senza un compenso economico perché non sarebbe in linea con la mia professionalità. Il lavoro porta via tempo e il tempo costa. 

È stato recentemente chiamato dal patron dell’Ascoli Calcio, Massimo Pulcinelli, per valorizzare e ottimizzare i profitti della gloriosa squadra bianco nera: come affermato top manager, quali sono i punti di forza che sta studiando per puntare alla serie A? 

In questo momento non pensiamo affatto alla serie A ma dobbiamo concentrarci solo ed esclusivamente sul mantenimento dell’attuale categoria. Stiamo lavorando sodo e con enorme concentrazione stiamo gestendo nel migliore dei modi questa delicata fase finale di campionato.

Fin da subito con il suo progetto Crescere Insieme ha voluto valorizzare il territorio marchigiano e le sue eccellenze. Il brand Ascoli è appetibile sul mercato e quale sviluppo sta elaborando per renderlo più conosciuto all’estero?

Confindustria, Calciatori entrano in campo

Calciatori entrano in campo

Il brand Ascoli è molto conosciuto in tutto il mondo e sicuramente nel futuro realizzeremo molte cose importanti anche a livello di marketing. 

A settembre uscirà il suo nuovo libro You are your brand. Una lunga cavalcata da Segnalet a Fragola Company, dove racconterà tutti i segreti del suo grande successo, anche nel mondo della comunicazione. Quale è la parola d’ordine per stimolare la squadra e fare sempre gol? Serve essere sempre un po’ visionari? 

La parola d’ordine per spronare la squadra e fare gol rientra nel lavoro dell’allenatore. Un bravo imprenditore deve essere un bravo allenatore del suo team. Nel mio caso ho da sempre cercato di valorizzare i miei collaboratori, di farli crescere e di farli sentire come a casa. Anzi, anche meglio di come si trovano a casa perché come dico sempre nel corso della nostra vita passiamo molte più ore nel nostro habitat lavorativo che altrove.