Il Pil sprofonda
più al Nord che al Sud

Un devastante terremoto umano ed economico. Stragi di malati e crollo del Pil. Il disastroso uragano sociale ed economico causato dal Coronavirus ha messo in ginocchio l’Italia: secondo varie stime il Prodotto interno lordo nel 2020 sprofonderà da un minimo dell’8% fino a un massimo del 18% (se divamperà una seconda ondata di contagi). Traballano un milione di posti di lavoro.Pil, Corsivo

Sono previsioni buie, cifre da guerra, ma non sorprendenti: il turismo (soprattutto estero) è bloccato, il mondo  della cultura, della moda, dello spettacolo e dello sport pure; l’industria manifatturiera, l’edilizia, il commercio e i servizi sono semi paralizzati. Solo l’industria farmaceutica e quella agroalimentare tirano. Una sorpresa però c’è: al Nord le città più colpite non coincidono con quelle più flagellate dalla pandemia. Il quadro emerge dallo studio “L’impatto del Covid-19 sullo stato di salute delle città metropolitane”, una analisi commissionata dall’Anci (l’associazione dei comuni italiani) al Cerved (azienda specializzata sui bilanci delle imprese).

Il taglio più pesante del Pil colpisce l’ex triangolo industriale: Torino (crollo dell’auto), Venezia (azzeramento del turismo) e Genova (frana del commercio internazionale) perderanno il 14-12% del reddito nel 2020. Milano, pur straziata dal Covid-19, andrà leggermente meno peggio: intorno all’11% grazie a una economia più differenziata.

Non solo. C’è un’altra sorpresa. Nel disastro generale la ricca Italia del nord è colpita più di quella depressa del sud. Catania, Bari, Reggio Calabria perderanno il 9-11% del Pil, è una botta gravissima ma meno forte rispetto a Torino, Venezia e Genova. Certo non è una consolazione: le regioni meridionali negli ultimi trent’anni hanno patito una crisi permanente. Il “Progetto di Rinascita dell’Italia” annunciato da Giuseppe Conte avrà cento diversi fronti da affrontare. 

Servirebbe un grande progetto riformista capace di coniugare sviluppo, innovazione tecnologica, economia sostenibile, uguaglianza, diritti, stato sociale. Da decenni, però, è scomparsa ogni traccia di un progetto riformista ed è trionfato il populismo.