Corte di Karlsruhe
sgambetta l’euro

Karlsruhe, città poco nota della Germania, potrebbe diventare drammaticamente famosa un po’ come Weimar. La Corte costituzionale tedesca, con sede a Karlsruhe, ha messo una bomba ad orologeria sotto l’euro e alla stessa sorte dell’Unione europea. L’Europa comunitaria, nata faticosamente dopo la Seconda guerra mondiale, potrebbe saltare ad agosto.

Corte Costituzionale tedesca

I giudici della Corte Costituzionale tedesca

I giudici di Karlsruhe hanno pronunciato un sì condizionato alla politica di “quantitative easing” (il programma di acquisto di titoli del debito pubblico di Eurolandia). Hanno dato tre mesi di tempo alla Bce (Banca centrale europea) per motivare di non essere andata oltre il proprio mandato istituzionale. La Corte costituzionale tedesca già una volta era andata all’attacco del “piano di allentamento monetario” avviato da Mario Draghi nel 2015, ponendo il problema alla Corte di giustizia europea che, però, aveva dato il disco verde al “quantitative easing”.

Corte Costituzionale tedesca, Christine Lagarde

Christine Lagarde

Ma adesso i giudici di Karlsruhe sono tornati all’attacco considerando illegittimo il nuovo programma di acquisti deciso da Christine Lagarde, presidente della Bce al posto di Draghi, per affrontare le disastrose conseguenze economiche della catastrofe umanitaria del Coronavirus. In particolare l’Alta corte tedesca contesta lo sganciamento dalla regola della proporzionalità degli acquisti rispetto al peso del reddito nazionale delle varie nazioni. Ha chiesto alla Bce di motivare perché i suoi interventi sono legittimi. Christine Lagarde, infatti, costatata la situazione di emergenza, ha deciso di procedere al massiccio acquisto di titoli del debito pubblico soprattutto dei paesi più deboli di Eurolandia e più colpiti dalla pandemia (in particolare Italia, Spagna e Francia).

La presidente della Bce, come già il predecessore Draghi, ha considerato la decisione perfettamente conforme al suo mandato. Ha motivato la scelta dicendosi pronta «a fare qualunque cosa» per salvare l’euro. È stata la stessa motivazione avanzata da Draghi qualche anno fa e per questo ferocemente bersagliato da gran parte della politica e della finanza tedesca.

Mario Draghi

I giudici costituzionali tedeschi hanno firmato una sentenza-ultimatum alla Bce. Se ad agosto confermassero il giudizio negativo sul nuovo “piano di allentamento monetario” non proporzionale sarebbe, a cascata, la bancarotta dell’Italia (che vedrebbe schizzare alle stelle i tassi d’interesse sui Btp), dell’euro e della Ue. Sarebbe, però, anche il crac della Repubblica federale tedesca: difficilmente Berlino potrebbe superare indenne il fallimento di un paese europeo importante come l’Italia.

Christine Lagarde ha spedito una prima replica alla Corte costituzionale tedesca: «Proseguiamo indisturbati» perché «in circostanze eccezionali» servono «soluzioni di natura eccezionale». Poi arriverà la risposta di tutto il consiglio direttivo della Bce.

Ma la vera risposta alla Corte di Karlsruhe deve essere politica e deve arrivare da Angela Merkel. Deve essere la cancelliera tedesca, espressione dell’autorevolezza di un governo uscito dalle urne, a sancire e a confermare la validità dell’euro e della Ue. Deve essere la Merkel a rassicurare i risparmiatori tedeschi. Deve essere lei a convincerli sulla necessità della solidarietà europea e sulla convenienza di spendere qualcosa in più in favore di paesi come l’Italia nella tormenta della crisi anche per evitare gravi guai alla stessa Germania. La Repubblica federale tedesca non può essere guidata dai giudici di Karlsruhe, ma dal governo espressione del Parlamento voluto dai cittadini.