“Cervelloni” al lavoro: per l’emergenza Coronavirus sono al lavoro – a livello nazionale; quelli locali, regionali e comunali nessuno li ha censiti – un centinaio di comitati, un totale di 450 persone. Hanno partorito anche idee geniali, degne di Archimede Pitagorico e Pico De Paperis. Per dirne di una: in autobus si potrà andare in 16 persone, una dozzina seduti distanziati, gli altri in piedi, confinati in appositi spazi delimitati. Il numero si giustifica con il fatto che gli autobus sono di circa 40 metri quadri complessivi. Naturalmente tutti muniti di mascherina. Il diciassettesimo si metta in coda, attende pazientemente che qualcuno scenda.
Un negozio d’artigiano è di circa 40 metri quadri. Nella sua bottega si potrà accedere, sempre con mascherina in viso, uno alla volta.
I metri quadrati sono sempre gli stessi. In autobus sedici (più il conducente); nel negozio uno per volta. C’è una logica?
A tre mesi dalla pandemia qualcuno ha pensato che è opportuno calmierare il prezzo delle mascherine. È capitato che una decina di F2 siano state pagate anche 75 euro. Ora si parla di 50 centesimi l’una. Da un eccesso all’altro. Farle costa di più di 50 centesimi. Saranno confezionate gratuitamente da benefattori? Comunque qualche “Cervellone” non ha dimenticato di caricarci sopra l’IVA.
Non che ci sia di che stupirci: ogni volta che ci viene recapitata una bolletta si paga l’IVA anche lì: la tassa sulla tassa. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte fa sapere che il problema gli sta a cuore, farà di tutto per eliminarla. Ecco, glielo si dice rispettosamente: meno cuore, più cervello.
Per ora il comitato dei geni ha elaborato un ennesimo, diverso, modulo di autocertificazione che servirà per muoverci. Per capirci: a bordo della nostra automobile, siamo diretti da Roma a Perugia. A Orte si viene fermati da una pattuglia in divisa: «Dove va?». A Perugia. «Perché va a Perugia?». Motivi di lavoro. «Bene, ci fa vedere il modulo?». Pronti, eccolo. Nel modulo, compilato e certificato da chi ha parlato, c’è scritto che il fermato, a bordo dell’automobile che guida, proveniente da Roma, è diretto a Perugia, per motivi legati al suo lavoro. L’agente compila il verbale con i dati per la verifica. «Grazie, buon viaggio». Grazie, buon lavoro. Ecco: la dichiarazione verbale acquista, grazie all’autocertificazione scritta, maggior peso, maggiore autenticità…
Pare che siano soprattutto i ministri della Salute Roberto Speranza e degli Affari Regionali Francesco Boccia, gli alfieri di questa inutile procedura che in nessun altro paese al mondo viene usata.
Consoliamoci col fatto che ci voleva forse il Coronavirus per farci cantare in tanti “Bella ciao”, e dare un valore che si stava smarrendo alla ricorrenza del 25 aprile…