Zingaretti in marcia
verso il Campidoglio

Ci sta pensando, ci sta pensando seriamente Nicola Zingaretti alla conquista del Campidoglio. E ha già cominciato a scaldare i muscoli per scendere in campo come candidato sindaco. Le mosse dell’attuale presidente del Lazio sembrano andare tutte in questa direzione. La sua è una scommessa sulla fine dell’esperienza Raggi e sulle elezioni anticipate a Roma.

Nicola Zingaretti

Nicola Zingaretti

D’altra parte, la capitale precipita, la giunta grillina è dilaniata da dissidi interni che non riesce nemmeno più a nascondere, Virginia Raggi non sembra in grado di affrontare una sola delle tante, troppe emergenze quotidiane d’una città senza governo. Il vertice del M5S sta cercando in tutti i modi di evitare il peggio, ma in questo momento può solo commissariarla. Non si può permettere il lusso di scaricare la sua sindaca più importante e in vista, mandando in scena lo stesso spettacolo offerto due anni fa dalla segreteria Pd con Ignazio Marino, mandato a casa da Renzi. Alle porte ci sono due tornate elettorali regionali (Lazio e Sicilia) e le politiche. Tre partite decisive, in cui Cinquestelle si gioca il suo futuro di forza di governo. Se questo è il quadro, l’ordine di scuderia è evitare che “l’effetto Raggi” si abbatta sulle prossime elezioni.

Non a caso Beppe Grillo, ai primi di luglio, incontrando gli oppositori interni della sindaca si è lasciato andare a un «mi raccomando, non fate casini». Ma poi è scoppiato il caso Atac e sono volati gli stracci: con le crepe in giunta, lo scontro tra la Raggi e l’assessore Mazzillo, l’arrivo al vertice della municipalizzata d’un uomo dell’assessore Colomban, che quindi risponde direttamente a Casaleggio.

Ignazio Marino

Ignazio Marino

E così, dopo essersi convinto che una situazione del genere non può durare a lungo, Zingaretti, nato e cresciuto nel Pci (a 26 anni era segretario nazionale delle FGCI), si è messo in  marcia per il Campidoglio. Ormai non passa settimana senza una stilettata alla sindaca incapace «che scarica le sue responsabilità sempre su qualcun altro». Parole che spesso vengono accompagnate da qualche frase buttata lì, tanto per sottolineare la differenza tra una dilettante allo sbaraglio e un professionista della politica come lui, appunto. Uno che a 52 anni ha fatto il presidente della Provincia di Roma, l’eurodeputato, il governatore del Lazio …

Il primo attacco risale a novembre 2016, quando saltò fuori che i lavori per la ristrutturazione del Porto di Civitavecchia erano bloccati perché la sindaca Raggi non riusciva a nominare il rappresentante della “Città metropolitana” nel comitato di gestione dello scalo marittimo. Allora Zingaretti fece sapere che per evitare la paralisi del porto, la sindaca poteva nominare, in via temporanea, il dirigente della Mobilità della Città metropolitana. Esattamente come aveva già fatto lui in Regione.

In breve tempo, dai suggerimenti interessati, il governatore è passato agli attacchi diretti per mettere in evidenza gli errori, le omissioni e le bugie della sindaca: sugli impianti per i rifiuti, sulla costruzione del nuovo stadio della Roma, sugli incendi e sulla protezione civile municipale «di fatto smantellata», sull’emergenza idrica e sulle responsabilità dell’Acea «società controllata dal Comune di Roma».

Incendio a Castel Fusano

Incendio a Castel Fusano

L’ultima uscita è arrivata subito dopo l’esplosione del caso Atac e la cacciata del direttore generale Bruno Rota. «Non mi permetto, non voglio e non posso intervenire su vicende che riguardano il Campidoglio», ha esordito con il suo solito fare felpato alla Gentiloni. E subito dopo: «Però posso dire che noi in Ragione ce l’abbiamo fatta: il Cotral quattro anni fa produceva 26 milioni di debiti all’anno, quest’anno ha fatto 8 milioni di euro di attivo. Stiamo mettendo sulle strade i primi 450 pullman, il Cotral ne comprerà altri 200 per rinnovare la flotta. …Si può fare, si può cambiare, perché a debite proporzioni il Cotral stava anche peggio dell’Atac…». Sembra uno spot su misura per la campagna elettorale di Zingaretti sindaco. Con la speranza di poter presto riproporre per Roma il copione che nel 2013 lo portò alla presidenza della Regione. Allora le elezioni anticipate arrivarono in seguito alla caduta della giunta Polverini travolta da “rimborsopoli”. Zingaretti si dimise da presidente della Provincia e si candidò alla guida del Lazio, spiegando in conferenza stampa che lo aveva fatto per spirito di servizio, per far fronte a «un’emergenza democratica».