Per Fiat Chrysler
la Cina è vicina

Marchio Fiat Chrysler Automobiles

Marchio Fiat Chrysler Automobiles

La Fiat Chrysler? Sì, anche la Fiat Chrysler. I cinesi sarebbero pronti a comprare anche il gruppo automobilistico italo-americano. Varie società del paese-gigante dell’Estremo oriente sarebbero pronte ad acquistare l’ultima grande multinazionale industriale sopravvissuta in Italia, ma ormai da 7 anni con un dito soltanto nel Belpaese e con gli altri 9 impegnati nel resto del mondo: fabbriche e centri di ricerche negli Usa, sede legale e fiscale in Olanda e Regno Unito. Stabilimenti un po’ in tutto il mondo: Messico, Brasile, Argentina, Polonia, Serbia, Turchia e da poco anche in Cina.

John Elkann

John Elkann

I cinesi sembrerebbero interessati soprattutto alla rete di distribuzione della casa automobilistica italo americana negli Usa e in Europa, i maggiori mercati del mondo dopo quello sterminato del colosso asiatico. Fuori dalla cessione resterebbero solo i gioielli del gruppo automobilistico; Ferrari, Maserati e Alfa Romeo.

Per ora si tratta solo di indiscrezioni, ma il possibile interesse del Celeste Impero verso il gruppo di proprietà della famiglia Agnelli ha fatto schizzare in alto in Borsa le quotazioni delle azioni Fca (Fiat Chrysler Automobiles). Per ora nessun commento né da parte di John Elkann, presidente del gruppo e capofila della famiglia Agnelli, né da parte dell’amministratore delegato Sergio Marchionne, lo stratega dell’acquisto della Chrysler e del rilancio del Lingotto a un passo dal fallimento all’inizio del 2000 (la sua ultima scommessa è la rinascita dell’Alfa, molto corteggiata dalla Volkswagen).

Sergio Marchionne

Sergio Marchionne

I cinesi sono all’offensiva in tutto il mondo, compresa l’Italia. Hanno comprato la Pirelli, un nome storico dell’industria italiana insieme ad altre medie aziende del Belpaese. Hanno anche comprato il Milan e l’Inter, le due maggiori società di calcio nazionale dopo la Juventus (quest’ultima proprietà degli Agnelli, mentre gli altri club erano di Berlusconi e di Moratti). Pechino, con un’enorme liquidità da spendere, sta facendo shopping in tutto il mondo per acquisire nuovi mercati e nuove tecnologie e sostenere la produzione boom delle sue industrie. Ma Donald Trump è il principale ostacolo a questa operazione. Il presidente degli Stati Uniti, attentissimo a salvaguardare l’industria a stelle e strisce, difficilmente accetterebbe di vedere sventolare la bandiera cinese su un marchio come la Jeep, la perla americana del gruppo Fiat Chrysler.

Xi Jinping Presidente della Cina

Xi Jinping Presidente della Cina

Ai tempi della rivolta studentesca in Europa del 1968 uno degli slogan più famosi era: “La Cina è vicina”. Il significato era semplice: la rivoluzione comunista di Mao Zedong in Cina presto sarebbe arrivata nei paesi occidentali abbattendo il capitalismo. Adesso la Cina di Xi Jinping è arrivata in Occidente ma non per abbattere ma per rafforzare il capitalismo in chiave comunista. A Pechino si è affermato un regime singolare e contraddittorio: una dittatura comunista avanza sulle gambe di un turbo capitalismo affermatosi grazie a salari bassissimi e all’assenza di scioperi.

Gianni Agnelli disse negli anni Ottanta: «Mi fido più degli americani che dei tedeschi». In quegli anni sia la Mercedes sia la Ford erano interessate a compare la Fiat. Ma l’Avvocato, pur preferendo per cultura gli americani, alla fine decise di non vendere a nessuno per non far perdere a Torino e all’Italia il suo gruppo automobilistico, già allora una temibile multinazionale.

 

R.Ru.