Z–La città perduta
analisi di un’ossessione

Tratto dal bestseller di David Grann, Z-La città perduta è un film basato su fatti realmente accaduti. Girato dal regista James Gray, racconta la storia dell’agente segreto britannico Percy Fawcett, che agli inizi del Novecento accetta la proposta della Royal Society di recarsi in Amazzonia, ai confini tra Brasile e Bolivia, per mappare un territorio sino a quel momento praticamente sconosciuto.

David Grann

David Grann

Fawcett lascia l’Inghilterra, la casa, la moglie e gli amici per una missione che dovrebbe durare due anni, ma rimane così affascinato dalla foresta amazzonica da decidere di tornarvi alla ricerca d’una città nascosta di cui crede d’aver trovato tracce che non lasciano dubbi.

Senza scomodare Conrad con il suo Cuore di tenebra e, cinematograficamente, Francis Ford Coppola – osserva il critico cinematografico Giancarlo Zappoli – l’originalità di questa pellicola sta nel fatto che «veniamo condotti quasi per mano nella psiche di un uomo che non rinuncia ai valori della società del suo tempo, ma non vuole comunque divenirne schiavo. La sua relazione con la moglie non è tale da spingerlo alla fuga dal tetto coniugale, anzi. Non è un Mattia Pascal made in Britain che vuole far perdere le sue tracce nella foresta pluviale. Farà ritorno, e non una sola volta, ma farà anche valere quelle che ritiene siano le regole fissate per l’uomo nei confronti della donna ritenendo che i compiti affidati loro siano ben differenti».

James Gray

James Gray

A prima vista, il sogno della scoperta di una città perduta potrebbe far pensare a una versione meno romanzata delle avventure di Indiana Jones, ma Gray non ha voluto fare un film d’avventura. Z-La città perduta è prima di ogni altra cosa un film psicologico, che indaga a fondo sulla mente del protagonista coinvolgendo lo spettatore nella folle ricerca di quest’uomo ossessionato dal suo sogno.

Classe 1969, nipote di immigrati russi, James Gray è un regista e sceneggiatore newyorchese cresciuto nel Queens. Appassionato di pittura, si avvicina al cinema da affamato spettatore di Coppola, Altman, Kubrick e Scorsese. Esordisce nel 1994, a soli 25 anni, con il noir Little Odessa, per il quale riesce ad avere – malgrado il budget ridotto – un cast eccezionale per l’opera prima di un autore sconosciuto: Tim Roth, Vanessa Redgrave, Maximilian Schell e Edward Furlong. Il film, presentato in concorso alla Mostra del cinema di Venezia, vince il Leone d’Argento e la Coppa Volpi, permettendo al giovane regista di guadagnarsi la fama di nuovo “Wonder Boy” del cinema americano.

 

Dal 22 giugno nei cinema