L’orma di Totti
segna Roma

Un ragazzo afro-americano pranza con i genitori in piazza del Pantheon: indossa una maglietta giallorossa con il numero 10, quella di Francesco Totti. Sicuramente sa di portare la maglietta di un grande campione del calcio, però probabilmente non sa di celebrare qualcosa di più di un fuoriclasse del pallone.

Le strade della capitale sono piene di persone, giovani e meno giovani, con la maglietta numero 10, quella dell’uomo squadra per antonomasia. L’Olimpico oggi è pieno di tifosi con la maglietta con lo stesso numero. Festeggiano l’ultima partita di Totti in squadra con la Roma.

Francesco Totti

Francesco Totti

Quando il capitano della Roma entra in campo per l’ultima volta i 70 mila spettatori dello stadio scattano in piedi e gridano: «Totti è Roma». Lo stesso concetto è scolpito in un enorme striscione esposto in Curva Sud, la sede storica della tifoseria giallorossa. Roma-Genoa finisce 3 a 2. Contro il Genoa il fuoriclasse quarantenne gioca l’ultima partita dopo 24 anni consecutivi di strepitosi successi con il club giallorosso. Sui televisori e su internet scorrono le imprese del campione da quando, nel 1993, ad oggi è stato l’alfiere della Roma. Da allora tanta acqua è passata sotto i ponti. Il lontano 1993, l’anno dell’agonia della Prima Repubblica e dei primi vagiti della Seconda.

Centinaia di gol portano la sua firma. “Totti gol”, il suo soprannome, è andato a rete in mille modi diversi: con splendidi pallonetti calciati da metà campo; con potenti palloni sferrati da sotto porta; con lunghi, eleganti, veloci dribbling andati a segno superando nugoli di avversari.

Per i romanisti, e non solo, è un mito appassionante. È un personaggio entrato nella storia della città eterna. È diventato il simbolo della capitale, un po’ come l’intramontabile Alberto Sordi e come l’indimenticabile Nerone: il grande comico fece divertire i romani, l’imperatore Giulio Claudio li terrorizzò, lui li ha entusiasmati con i suoi piedi magici.

Qualcuno l’ha acclamato come l’”ottavo re di Roma”. Il ‘Corriere dello Sport’ ha addirittura lanciato la proposta, ai primi di maggio, di “ritirare” dal campo la maglietta numero 10 della Roma, in omaggio all’uscita di Totti per “i raggiunti limiti di età” (40 anni sono una cifra quasi proibitiva per un calciatore).

Alto, atletico, simpatico, semplice. Per i critici un uomo fin troppo semplice soprannominato “er pupone”, un termine usato come sinonimo di stupidità. Totti ha l’intelligenza di giocare continuamente con chi imbraccia i cosiddetti codici su un supposto suo deficit intellettuale. Lo fa dentro e fuori del campo di gioco. Ne ha fatto addirittura un punto di forza, un tormentone dei tanti spot pubblicitari televisivi. In uno, realizzato da una società di scommesse, si vede Totti impegnato a cercare un lavoro alternativo a quello di attaccante della Roma. Al posto del giocatore indossa i panni di uno strano agente segreto alla ricerca di un tesoro d’oro in un affollato ed elegante albergo. Una operazione in incognito. Si presenta con una giacca con sulle spalle disegnato il numero 10, fa dei selfie con una signora, taglia il traguardo ed è accolto da una folla che lo abbaglia con mille scatti di flash. Lui commenta: «Missione oro compiuta. Non mi ha visto nessuno, quasi nessuno!».

Cosa farà Totti da domani, dopo aver lasciato la maglia giallorossa? A 40 anni di età non si sente un pensionato. Ha scritto qualche giorno fa su Facebook: «Il mio amore per il calcio non passa: è una passione, la mia passione. È talmente profonda che non posso pensare di smettere di alimentarla. Mai. Da lunedì sono pronto a ripartire. Sono pronto per una nuova sfida».

Si parla di incarichi ben remunerati con club calcistici all’estero: a Dubai negli Emirati Arabi Uniti, a Miami negli Stati Uniti. Ma c’è anche la possibilità che il fuoriclasse resti nella Associazione Sportiva Roma non più come calciatore, ma come dirigente. C’è l’ipotesi di una presidenza Totti. Certo c’è il problema di superare i tempestosi rapporti con Luciano Spalletti, l’allenatore della Roma con il quale non è mai entrato in sintonia.

Totti comunque resta un grandissimo valore per la Roma, è ormai un simbolo internazionale della città, oggetto di stima ed amore. Sembra che il suo sogno sia quello di restare a vivere e a lavorare nella capitale. Tempo fa ha sottolineato: «Ero Francesco e sono rimasto Francesco: essere uno di casa nelle case dei romanisti, questo è il regalo più bello che mi ha fatto il calcio». Ora la decisione sarà soprattutto nelle mani di James Pallotta, presidente e proprietario americano della società giallorossa. L’orma di Totti segnerà a lungo il cammino faticoso e spericolato di Roma.

R.Ru.