Bolletta fantasma . “Voglio ma
non posso pagare la luce Acea”

Sede dell'Acea

Sede dell’Acea

Non mi arriva la bolletta dell’Acea da quattro mesi e mi allarmo. Temo il distacco della corrente elettrica da parte della società municipalizzata, la più importante del comune di Roma nella galassia delle sue aziende controllate. Ripesco l’ultima fattura arrivata e pagata lo scorso dicembre e sono confortato da un motto scritto sul foglio: “Servizio di maggior tutela”. Apro su internet il sito dell’azienda pubblica della quale sono cliente da una vita e trovo un ulteriore elemento di conforto: “Acea per te. Acqua, luce e gas”. L’approccio ufficiale verso il cittadino-utente è di grande disponibilità.

Mi rincuoro perché ormai mi mette l’angoscia il solo pensare di richiamare il numero verde dell’Acea. Ho già avuto tre brutte esperienze finite nel nulla! Primo round. La prima volta ho chiamato un mese fa, ai primi di marzo. Lunga attesa appeso al telefono dopo aver composto il numero verde, slalom tra le domande di una segreteria automatica che mi chiedeva di digitare vari numeri secondo le diverse esigenze del cliente, quindi arriva la voce gentile di una signorina: «Dica pure? Mi dia il numero utente!».  Chiedo spiegazioni: «Cosa succede? Perché non mi è arrivata la nuova bolletta della luce?». Consultazione al computer e risposta decisa e criptica: «Tutto a posto!  Risulta tutto pagato». Un consiglio: «Faccia l’autolettura e la comunichi!». Obiezione mia: «Perchè? L’Acea mi ha installato da tempo il contatore dei consumi elettronico, può leggere tutto per via informatica. E ora?». Risposta: «Le arriverà la nuova bolletta».

Secondo round. Passa qualche giorno e mi squilla il telefono. La voce di un ragazzo è rassicurante: «Sono dell’Acea! Sono per la verifica…». Il cuore si allarga: «Bene, avete risolto il problema della bolletta dispersa?». Retromarcia immediata: «La faccio richiamare dal Servizio clienti…».

Terzo round. Non richiama nessuno, il tempo passa. Ho paura di rientrare a casa e di ritrovarmi con la corrente staccata: con il frigorifero spento, con la cucina allagata, con i surgelati liquefatti e da buttare. Raccolgo le forze per ricomporre il numero verde dell’Acea. Però non arrivo alla fine della chiamata: quando la segreteria telefonica mi avverte della presenza di 15 persone “in coda” prima di me, lascio perdere e riattacco.

Quarto round. Mi faccio coraggio e richiamo il numero verde. Una signora tesa per chi sa quale motivo mi dice: «Cosa c’è?». Ripeto la preoccupazione per la bolletta mai arrivata. Mi rincuora: «Non c’è una nuova bolletta da pagare!». Cresce, però, l’allarme per il mistero. Escludo un gesto di munificenza dell’Acea verso di me! Temo brutte sorprese: «Come mai non mi arriva la nuova bolletta?». Risposta: «Faccia un sollecito! Ci mandi l’autolettura del suo contatore». Torno ad obiettare: cosa c’entra l’autolettura con la bolletta fantasma? Ripeto: «Mi è stato installato da anni il contatore elettronico. L’Acea può vedere i miei consumi con un clic. Allora a cosa serve il contatore elettronico se non funziona?». Mi agito: «Non vorrei che l’Acea mi levi la luce! Può succedere di tutto!». Scatta immediatamente la difesa aziendale: «L’Acea non è lo Stato! Funziona!». Ma ammette: «Sono tante le persone alle quali non è arrivata la bolletta!». Insiste: «Faccia un sollecito mandando una lettura!».

La telefonata si chiude con un reciproco «Buon giorno!». Rifletto: ma è mai possibile che il vostro cronista, come tanti altri utenti, debba preoccuparsi ed arrabbiarsi per pagare una bolletta che l’Acea non ha mai inviato? È mai possibile il buio esistente sul disservizio?  È mai possibile l’assenza di notizie su quando verrà risolto il problema?  La risposta è: sì, purtroppo, è possibile. La normalità è che l’Acea comunichi l’importo da pagare e non che l’utente debba mobilitarsi per cercare di liquidare una bolletta introvabile.

La burocrazia della società municipalizzata capitolina, alle volte, è implacabile e paralizzante. La colpa non è dei lavoratori dei call center mandati in prima linea e allo sbaraglio, ma di una organizzazione aziendale che fa acqua. Però, nel caso della corrente elettrica come in quello del gas e dei telefoni, da anni è finito il monopolio pubblico. Il disservizio, nel caso di una fornitura pubblica essenziale come l’erogazione della luce, alla lunga può affondare la stessa azienda. L’utente-cliente esasperato in un attimo può scegliere un’alternativa e cambiare il gestore del servizio pubblico.

Nella metropolitana di Roma si legge una sfavillante pubblicità: “Abbiamo fatto il più grande aggiornamento della nostra storia…È nata la nuova Acea”. Si tratta di un roboante annuncio, ma gli utenti romani hanno visto ben pochi progressi. Sui giornali si leggono le battaglie per insediare i nuovi vertici dell’Acea più graditi alla maggioranza grillina che dieci mesi fa conquistò il Campidoglio, ma la macchina dell’azienda municipalizzata resta farraginosa. C’è anche chi, come il vostro cronista, non riesce nemmeno a pagare una bolletta della luce.  E c’è il buio più fitto su come andrà a finire.

 

R. Ru.