7 rovine di gioielli
lasciati al degrado

Roma ha un vero primato: somma le rovine della città moderna a quelle antiche dell’impero dei Cesari. Vecchi e nuovi sindaci nell’ultimo decennio hanno assistito alla distruzione  o al degrado di autentici gioielli urbanistici. Prendiamo carta e penna e contiamo: sono 7 le rovine illustri, un tempo famose per bellezza e utilità pubblica.

Teatro Valle

Teatro Valle

Teatro Valle. Il più antico teatro della capitale è chiuso da anni dopo un crac e una successiva occupazione da parte di diversi artisti. I danni culturali ed economici sono forti: attori a spasso, negozianti e ristoranti con pochi clienti. Il Campidoglio si è impegnato a riparare i danni causati dall’occupazione che pure ha portato a dei risultati positivi con l’autogestione di molte rappresentazioni. La giunta cinquestelle ha annunciato la realizzazione di lavori di restauro per far riaprire il Teatro più antico di Roma, costruito a metà del 1700 nel cuore dell’urbe, a un passo da piazza Navona e dal Pantheon. Per ora, però, le porte sono sprangate e dei lavori non c’è traccia.

Ippodromo di Tor di Valle. L’impianto per le corse di trotto è chiuso da anni in attesa della costruzione (ancora a rischio) dello stadio della Roma. Domina il degrado e la sporcizia nell’ippodromo, celebrato per la sua bellezza, progettato dall’architetto spagnolo Julio Garcia Lafuente  in occasione dell’Olimpiadi del 1960 a Roma. Non si sa come andrà a finire. Per ora, oltre al degrado, domina l’incertezza: non si sa se il nuovo stadio verrà costruito sulla struttura dell’ippodromo o lì vicino, nell’area di Decima accanto al Tevere; oppure se l’impianto di calcio resterà solo un sogno.

Cinema Metropolitan. Uno dei più antichi cinema della città, posto nel cuore del centro storico, è chiuso da anni. Il Metropolitan, situato all’inizio di via del Corso vicino a piazza del Popolo, non ha retto alla crisi della sale cinematografiche. L’utilizzazione anche per convegni culturali, economici e politici non è bastato. Ora è pronto un progetto di riqualificazione (in parte centro commerciale e in parte sala di conferenze) con importanti ricadute sull’occupazione, ma tutto è bloccato da problemi burocratici di carte bollate e di competenze. Anche il Metropolitan è un banco di prova per Virginia Raggi.

Stadio Flaminio. Qui non si giocano più partite dagli anni Settanta del secolo scorso. Poi, al posto delle partite di pallone, si disputarono incontri di atletica leggera, quindi di rugby. Infine la chiusura. Da anni lo stadio Flaminio, un vero gioielli dell’architettura, progettato da Antonio e Pierluigi Nervi per le Olimpiadi del 1960 in viale Tiziano, poco distante da piazza del Popolo, è in uno stato di completo abbandono. È assediato dai rifiuti abbandonati all’esterno del suo perimetro e dalle auto in sosta selvaggia.

Vecchia Fiera di Roma. Una volta era un centro attivo e spumeggiante pieno di mille iniziative. Gli imprenditori lanciavano lì anticipazioni, promozioni e vendite di tutti i tipi, dai prodotti tessili ai libri. I partiti, grazie ai grandi spazi, tenevano soprattutto i congressi. Oggi la vasta area sulla via Cristoforo Colombo è abbandonata da dieci anni per fare posto alla nuova Fiera di Roma. I padiglioni sono deserti e depredati di tutto. I lavori di riqualificazione, annunciati da anni dal comune di Roma, ancora non sono cominciati. Sembrava che tutto potesse cambiare con la sindaca Virginia Raggi, ma così non è stato. Le dimissioni a catena degli assessori della giunta comunale  grillina hanno causato una nuova paralisi.

Nuova Fiera di Roma. È sull’orlo del fallimento con circa 200 milioni di euro di debiti. Il nuovo polo fieristico voluto dall’ex sindaco Walter Veltroni non è mai decollato. I proventi della progettata vendita della Vecchia Fiera non sono mai arrivati. Problemi di collegamenti e organizzativi hanno impedito di attrarre fiere campionarie, convegni e congressi. I clienti mancano per la mega struttura costruita sull’autostrada che collega la capitale all’aeroporto di Fiumicino. 10 padiglioni praticamente girano a vuoto mentre 4 sono addirittura chiusi: i muri sono pieni di crepe, molte porte sono state scardinate, i pavimenti sprofondano per il terreno paludoso.

Il Velodromo. Anche questa è una storia di ordinaria follia. Progettato dagli architetti Licini, Ortensi, Ricci per le Olimpiadi del 1960, fu conosciuto come “il velodromo più bello del mondo”. Tuttavia la struttura più bella del mondo, costruita per le gare ciclistiche, ebbe vita breve. Fu fatto implodere con 120 chili di tritolo nel 2008, all’epoca della giunta guidata da Gianni Alemanno. Il progetto era di costruire “la città dell’acqua”. Il disegno non è mai partito e nel “cratere” dell’Eur dove c’era l’impianto da anni domina il degrado e la sporcizia. Si parla da tempo di riqualificare la zona realizzando un parco pubblico, ma tutto è fermo.

I ruderi hanno sempre affascinato artisti, scrittori, scienziati. Charles Dickens diceva: «Dio sia lodato: un rudere!». Ma lo scrittore britannico, come tutti gli intellettuali europei, era affascinato dalle rovine dell’antichità classica, testimoni della civiltà romana e greca. Nella Roma moderna, invece, abbondano ruderi molto meno nobili.

 

R.Ru.